Ho iniziato a frequentare l’Oratorio nell’anno 2014, partecipando per la prima volta al campo in montagna che, come tutti gli anni, viene proposto in estate. Ero spaesato, non conoscevo nessuno, ma bastò un solo giorno in loro compagnia per farmi sentire subito accolto. Rimasi così stupito da quel calore, che capii che quei 14 giorni su a Polinago non sarebbero bastati: sentivo il bisogno di altro, volevo qualcosa di più. Così decisi di rimanere all’interno del gruppo dell’Oratorio per poterli rivedere anche nella quotidianità: iniziai a partecipare agli incontri del “dopo cresima”, davo la mia disponibilità per servire alle sagre ecc… insomma, mi resi disponibile nel fare qualsiasi cosa, perché sentivo l’esigenza di trascorrere il mio tempo con loro, ma non mi sentivo ancora del tutto vicino a loro.
Cercai di capire quale fosse il motivo, poi capii; era una cosa che li accumunava tutti, credere in Dio.
Da piccolo non sono stato battezzato e non ho ricevuto i sacramenti della Comunione e della Cresima, ma non per egoismo dei miei genitori. Mia madre, all’inizio della sua vita, era una ragazza cristiana, nata da genitori cristiani, tuttavia nel suo percorso di crescita comprese che non era quella la fede in cui si riconosceva e sentì più vicino a lei il Buddhismo; così alla mia nascita pensò: “lascerò libero mio figlio di scegliere, quando sarà grande, il percorso spirituale che gli si addice di più”.
Nonostante il suo essere buddhista, ho sempre ritenuto questo suo pensiero così “cristiano”.
Iniziai così ad incamminarmi verso la scoperta di Dio, seguito dai miei educatori. Ho incontrato tanti ostacoli e tante volte ho pensato che non sarei riuscito a rimanere “fedele” a questo cammino, ma ho anche scoperto tante mie qualità che, fino a quel momento, mi erano sconosciute: ad esempio il piacere di stare in mezzo ai bambini, che ho potuto sperimentare e scoprire durante la mia prima esperienza di Grest, ma anche la gioia di vivere il Capodanno insieme attraverso l’OBIRAVE.
Uno dei momenti che ritengo decisivo per la mia scelta di ricevere i Sacramenti è stata la proposta di partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) in Polonia nel 2016, quando avevo 16 anni: rimasi ammaliato da come ce ne parlavano i nostri educatori, ma allo stesso tempo mi spaventò molto; in più rimasi ancora più colpito quando sentii il costo, e da lì scese la tristezza, perché era una cifra che non mi sarei mai potuto permettere. Questo però non fermò gli educatori che decisero di fare delle attività volte a raccogliere dei fondi per poter abbassare il prezzo, un’opera sicuramente misericordiosa.
Dopo tanti sacrifici, la GMG era entrata nel mio cassetto delle esperienze vissute, e proprio da quell’esperienza, sentii un calore che non avevo mai avvertito prima. Il momento esatto in cui provai quella sensazione è stato la Veglia, in cui Papa Francesco parlò a noi giovani:
“Oggi Gesù, che è la via, chiama te a lasciare la tua impronta nella storia. Lui, che è la vita, ti invita a lasciare un’impronta che riempia di vita la tua storia e quella di tanti altri.”
Da quelle parole e dalle migliaia di persone che facevano da sfondo, sentii un calore immenso. Arrivato a casa e senza pensarci due volte, convinto di ciò che avevo avvertito in Polonia, decisi di intraprendere il percorso che mi avrebbe poi portato a celebrare i Sacramenti.
Dentro di me sentivo un mix di emozioni fortissime, fra cui soprattutto la gioia e lo stupore, ma non volevo che fosse la “foga del momento” a condizionare la mia vita, quindi, decisi di prendermi un po’ di tempo, fino ai 18 anni, prima di confermare la mia decisione.
In quegli anni, erano cambiate tante cose di me, ma quel pensiero no: quel calore e quella chiamata rimase, perciò decisi di concretizzare il tutto attraverso i Sacramenti, così da poter testimoniare a gran voce ciò che ho trovato nel mio percorso, ovvero quello che mi ero prefissato ad inizio viaggio: la ricerca di Dio.
In questo mio cammino un elemento chiave è stata la comunità: devo tutto alla comunità che mi ha sostenuto e accompagnato e grazie a questo ho potuto sperimentare la forza e la bellezza del sentirmi parte di un “qualcosa di più grande”.
Nicolas