Non c’è persona che non abbia un ricordo legato al suono delle campane. Le giornate di festa vengono annunciate dal suono maestoso di questi bronzi che volteggiano leggeri sopra ai nostri paesi e richiamano i fedeli alle funzioni liturgiche risuonando melodie; al contrario – durante i funerali – il suono solitario della campana maggiore fa scendere una sorta di rispettoso silenzio nelle vie del paese.
Con il benessere economico si è perso, in parte, il legame che c’è sempre stato tra i paesani e il proprio campanile: infatti da sempre le campane hanno scandito il passare del tempo nei nostri piccoli paesi, la vita quotidiana di tutti i giorni veniva regolata, nel corso dell’anno, dal levare del sole e dal calare delle tenebre e dal suono proveniente dal campanile ed è proprio sul suono delle campane che i contadini aprivano e chiudevano poi la giornata lavorativa.
Un tempo era consuetudine per ogni Parrocchia o Comune – in caso di torre civica – avere un campanaro che gestisse i suoni della giornata. Era lui che suonava prima delle funzioni, che suonava i bottini a dieci minuti dalla messa e come richiamo per il catechismo, suonava in caso di funerali, suonava tutti i giorni all’alba, al mezzodì e al tramonto il saluto a Maria. I contadini elargivano offerte perché il campanaro suonasse in caso di temporale al sopraggiungere del “primo tocco di trono” (tuono), poiché una volta si credeva che le onde sonore andassero a rompere il fronte temporalesco e allo stesso modo invocavano la protezione dei raccolti.