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Un coro in streaming

Pubblicato da Redazione il 30 Aprile 2020

In questo ultimo periodo stanno cambiando molte cose e quello che prima era scontato ora non lo è più. Un coro per definizione è “un complesso di voci”, persone che collaborano insieme in armonia, sfruttando i diversi timbri

vocali per creare un’esecuzione che, partendo da tante singole voci, arriva poi all’orecchio dell’ascoltatore come un unico risultato d’insieme.

Non c’è nulla di più complicato che realizzare una situazione simile senza incontrarsi. È giusto raccontare di conseguenza, per passare il tempo o per ricordo ai posteri, quello che deve affrontare un “coro in streaming”.

Si parte sempre dal scegliere il brano. Parlando in particolare del nostro coro, finalizzato all’arricchimento delle cerimonie liturgiche, siamo abituati a riempire diversi spazi all’interno di una cerimonia: dal canto d’ingresso a quello per accompagnare l’Eucarestia, dal Gloria all’Anamnesi. Ora la prima domanda da porsi è quale di questi spazi coprire per primo. Ricordandoci che un coro come il nostro deve proporre nuovi brani per ogni celebrazione, il lavoro è tanto.

Ecco allora che abbiamo iniziato scegliendo di ricoprire il Canto D’ingresso e quello che invece va a chiudere la celebrazione. Solamente dopo quattro settimane di “Messe Online” ci ritroviamo a poter proporre anche altri momenti all’interno della cerimonia: Gloria, Alleluia, Santo e Agnello. Per nostra semplificazione, questi ultimi canti citati sono più corti e possono essere utilizzati per più messe e di conseguenza non richiedono un continuo aggiornamento come quello iniziale e finale.

Dopo aver deciso i brani occorre partire dalla creazione della base. Per fortuna i nuovi strumenti digitali consentono di avere un’intera orchestra sul proprio computer: è in questo modo che il nostro coro attraverso un software crea diverse tracce con suoni digitali dedicati ad ogni strumento e che a fine elaborazione suoneranno come un unico insieme.

Una volta terminata la base viene inoltrata ai vari coristi.

La parte più complicata avviene ovviamente nella registrazione della voce. Nei nostri primi tentativi i cantori si esprimevano liberamente sulla base con il risultato di voci che non cantavano insieme, anche una volta disposte tutte sulla stessa linea metrica.

Occorreva avere una “Voce Guida” che, come dice il termine, guidasse l’interpretazione e il tempo delle singole esecuzioni. Inutile dire che questo passaggio aggiunge due difficoltà principali: il coro si compone di quattro voci che collaborano fra loro. Le registrazioni da seguire dovranno essere di conseguenza quattro (in realtà ci sono alcune semplificazioni che non vado però a spiegare).

L’altra difficoltà è di tipo temporale. Le messe si svolgono ogni domenica e questo va a restringere il tempo di tutti i passaggi in una settimana. Dalla creazione all’edizione finale. Aggiungere lo step della “Voce Guida” toglie tempo prezioso, pur essendo necessario.

A questo punto il cantore si trova nella propria casa con base, voce guida e spartito. Siamo nella fase della registrazione della voce. La difficoltà sta nell’inviare  un audio “pulito”, con solo la voce e senza la base: immaginate di assemblare più di 20 file audio nei quali ritroviamo 20 volte la base.

Il metodo scelto per registrare è quello di utilizzare due dispositivi: uno serve ad eseguire la base e, connesso alle cuffie, sarà necessario al corista per andare a tempo; l’altro verrà utilizzato come registratore. Ecco allora che infine avremo una registrazione, come definita prima, “pulita”, senza cioè la base a disturbare sotto.

Il cantore invierà poi il suo risultato per procedere poi il sabato con l’assemblaggio, l’ultima fase.

Il sabato mattina si raccolgono tutte le tracce dei singoli coristi e vengono assemblate in un progetto che comprende anche una traccia della base (senza Voce Guida ovviamente). È un lavoro molto lungo e delicato: ogni singola registrazione viene analizzata e messa in linea con la musica. Dopo aver eseguito questo micro passaggio si procede con l’equalizzazione delle singole tracce, la correzione delle dinamiche (molto difficili da creare cantando singolarmente) e l’eliminazione dei rumori di fondo. Regolati infine il volume ed esportato il file, il brano viene inviato per essere inserito nella celebrazione.

Tutti questi passaggi, come già detto, vengono eseguiti in una sola settimana per spesso più di una composizione. Eppure, se pensate che la maggior difficoltà sia contenuta in questi passaggi cadreste in errore: la forza di un coro è l’empatia, il saper stare insieme, l’aiutarsi con le voci o anche solo con un sorriso. In questo momento di “isolamento sociale” (così com’è stato definito in vari altri articoli) il lavoro di un coro è difficoltoso proprio a causa di questa distanza umana. Più volte ci si è accorti delle proprie carenze vocali: quando ci si trova soli davanti al microfono non si hanno più scudi. Scusate se mi spingo ad evidenziare ancora una volta quanto un coro trovi la sua forza nella collettività.

Nonostante tutto ci troviamo qui a ripetere i passaggi ogni settimana, con messaggi, foto e audio inviati sulla chat di gruppo pronti per dare supporto. Il nostro stare insieme seppur a distanza continua: più volte coristi davanti alla difficoltà di un brano sono portati a rinunciare, ma è proprio quando pensano di non farcela che scoprono di avere qualcuno accanto pronto ad aiutarlo. È in momenti come questi che ci si accorge che tra coristi ci si sostiene.

Quindi, per concludere, un coro “In Streaming” è sicuramente una difficoltà per tutti i suoi membri, ma è anche grazie a questa esperienza che posso essere orgoglioso di dirigere un vero e proprio Coro.

 

Matteo De Pari

Direttore Coro Parrocchiale “Bruno Massari”

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