logo-sitologo-sitologo-sitologo-sito
  • Home
  • News
  • Calendario
    • Attività Oratorio
  • GREST 2022
  • Montagna
  • Contatti

“QUALCOSA DI PIU’ GRANDE”

Pubblicato da Redazione il 25 Dicembre 2019

I Ragazzi 2001 all’Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra, Croazia

Dal 1993 Don Ermanno, non ancora sacerdote inizia numerosi viaggi nei paesi balcanici colpiti dalla guerra. I bambini sono sempre stati al centro del suo impegno e da qui deriva il nome della fondazione “Il Giardino delle Rose Blu”, che lui stesso definisce “un fiore unico e raro che in natura non esiste se non per mano dell’uomo così da rappresentare quei bimbi indifesi, preziosi e pieni di bisogno”.

Dal 2002 nasce l’associazione che dà vita a una catena di solidarietà a favore dei paesi dell’est in via di sviluppo, con una attenzione particolare ai più piccoli: l’impegno maggiore dell’associazione è focalizzato sull’Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra, una casa di cura nei pressi di Zagabria che ospita circa un centinaio di pazienti affetti da patologie croniche e genetiche, garantendo attraverso il Campo Permanente una presenza costante di volontari durante tutto l’anno, che partono ogni settimana da varie zone d’Italia per incontrare, conoscere e prendersi cura delle rose blu insieme alle infermiere e ai volontari croati.

Nel mese di Luglio, per una settimana, i ragazzi e gli educatori del gruppo 2001 hanno intrapreso questa esperienza e con le nostre parole proveremo a farvi entrare in una realtà inusuale, apparentemente irrealistica perché lontana da ciò che siamo abituati a vivere di solito, ma che fa toccare con mano l’umanità in tutta la sua fragilità. Proprio mettendoti di fronte ai limiti tuoi e dei bambini, le “Rose Blu”, ti fa rendere conto di quanto ogni vita, anche la più silenziosa, in realtà sia meravigliosa e capace di farti scoprire un nuovo mondo e di dirti tanto senza bisogno delle parole.

“Il viaggio di andata è stato molto lungo (11 ore). Durante il viaggio, nella mia mente c’era questo pensiero: forse sarà questa la parte migliore della vacanza. Poi ho cambiato totalmente idea” dice Sofia.

Nicola: “La prima impressione è stata senza dubbio di stupore, perché si vedono cose che non siamo abituati a vedere spesso, anzi non si vedono quasi mai. Ho provato subito pena per le Rose Blu, sensazione, però, svanita nel giro di poco tempo.”

Jessica, educatrice: “L’impatto con le Rose Blu è stato forte. Vederli in un corpo così diverso dal mio è stato intenso. All’inizio avevo paura di essere guardata da loro, perché non avrei saputo come rispondere a quegli occhi, ma poi lì mi sono resa conto che per rispondere a quella voce che ti chiama, a quella mano che ti tocca, a quegli occhi che ti fissano non c’è bisogno di nulla: non ti chiedono nulla di più di quello che già è dentro di te, ma che forse tu ancora non sai di avere.”

Com’era la vostra giornata tipo?

Sofia: “Ci svegliavamo alle 7 e mezza, colazione e poi andavamo in ospedale dove c’era la possibilità di aiutare le infermiere con i bagnetti (per chi se la sentiva), mentre tutti avevamo il compito di dare le colazioni. Dopodiché ognuno prendeva un bambino e stavamo insieme a loro fino all’ora di pranzo. Prima di tornare nella casetta in cui alloggiavamo, davamo loro il pranzo e poi andavamo a riposarci fino alle 15,45. A quell’ora tornavamo in ospedale per trascorrere il pomeriggio insieme alle Rose Blu, infine alle 18 davamo la cena e andavamo nella nostra casetta.”

Qual è stato il momento più felice e come consideravi la felicità a Gornja Bistra?

Matilda: “Anzitutto credo che un singolo momento più felice non ci sia stato. La felicità dentro all’ospedale è inspiegabile, la puoi trovare lì dentro e basta. Mi sono resa conto della bassezza dei nostri discorsi, delle cose che viviamo quotidianamente; infatti, i bambini di Gornja, sono posti di fronte a difficoltà enormi, ma riescono a trovare la felicità in gesti piccolissimi, che noi spesso diamo per scontato. Quindi non potevo non essere felice anche io”.

Tommaso: “Io mi porto a casa un amore incondizionato, un amore che davvero non ha filtri e per me, questa è una cosa fantastica”.

Laura: “A Gornja ho trovato la pace nel caos, là ho trovato un posto dove mi sentivo spensierata, dove mi sentivo libera in pace con me stessa e con gli altri, in mezzo comunque alla confusione dell’ospedale. Tornerei subito da loro.”

Sicuramente l’esperienza a Gornja ha lavorato molto dentro di noi mentre eravamo là, ma ancora di più quando siamo tornati a casa: ogni tanto ritorna con una potenza assurda che non è sempre facile da gestire.

A Gornja ci siamo rivisti con occhi diversi, ci siamo riscoperti e abbiamo sperimentato un amore incondizionato e una felicità pura che forse non avevamo mai provato e trovato da nessun’altra parte.

La voglia di tornare là è tanta, ma è proprio questa la sfida più grande: riuscire a trovare una collocazione dentro di noi di quello che abbiamo vissuto là, perché Gornja non può rimanere semplicemente una bellissima esperienza che possiamo rivivere solo andando in Croazia.

Gornja è il punto di origine dove si è smosso qualcosa di diverso dentro ognuno di noi e abbiamo raggiunto certe consapevolezze, ma la vera sfida è ritrovarle qui e soprattutto viverle qui nella propria vita di tutti i giorni, nonostante i ritmi frenetici che a volte rendono difficile fermarsi e concentrarsi su quello che davvero ha senso e dà senso alla nostra vita.

Gli Educatori e C. Bigi.

Condividi

Articoli correlati

10 Dicembre 2022

IL VANGELO DELLA DOMENICA


Leggi di più
15 Marzo 2021

SETTIMANA SANTA


Leggi di più
18 Febbraio 2021

QUARESIMA 2021 CATECHISMO


Leggi di più

Articoli recenti

  • IL VANGELO DELLA DOMENICA
  • SETTIMANA SANTA
  • QUARESIMA 2021 CATECHISMO
  • Natale: quando Dio si è messo nei nostri panni
  • SANTO NATALE 2020
Parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio MM. - Tutti i diritti sono riservati - P.IVA: 00987200359 - Privacy Policy - Cookie Policy